In questo momento vi scrivo da Palermo. C’è il sole, fa ancora caldo, ma la mattina quando apro le mie persiane e mi affaccio (alle 7:00) su Via Vittorio Emanuele, l’aria più fresca che entra nella mia stanza e la inonda del profumo della Sicilia mi ricorda che siamo in pieno autunno. Devio ammettere che i ritmi intensi delle registrazioni di Cortesie per gli Ospiti e di Honestly Good mi hanno fatto perdere il senso della stagione quest’anno. Ancora 9 giorni e poi tornerò a casa in modo più stabile, pronta a iniziare il piccolo tour di presentazione di Buone Maniere (sì, farò un post con le date a brevissimo – entro la settimana!).
Intanto mi sono riletta le pagine dedicate a ottobre della mia agenda, Csaba 5 Seasons. E ho riguardato le mie ricette per questo periodo. Vi lascio qui la mia lettura.
OTTOBRE, IL MESE PERFETTO.
Ottobre porta con sé le prime vere giornate fredde. Le sere più buie e il desiderio di nutrire l’anima con sapori avvolgenti cambiano di nuovo gli ingredienti della mia cucina, che ora chiede mele succulente, porri dolci e croccanti, rape rosse e noci burrose da servire con miele aromatico e formaggi cremosi.
Nell’undicesimo giorno di questo mese cade il compleanno di mia figlia Ludovica, mentre il 31 festeggiamo la notte delle streghe: il mio ottobre ruota intorno a questi due eventi, davvero molto diversi tra loro. Lilly festeggia generalmente con le sue amiche in un pomeriggio a base di cioccolato e abiti da principesse (la ricetta della sua torta preferita è qui); Halloween è la scusa per mettere il mio cappello da strega, tirare fuori la gonna nera lunga fino ai piedi e la scopa di saggina, avendo una motivazione in più per mettermi ai fornelli e preparare qualcosa di buono: dalla vichyssoise alla pavlova con i pipistrelli (le ricette sono tratte dal mio libro Csaba bon marché, oppure sul mio sito).
DAL RITO DI PASSAGGIO
ALLA FESTA DELLE ZUCCHE
Come molte ricorrenze minori, Halloween è per alcuni semplicemente una festa commerciale – ma non a casa mia, dove il “già pronto” ha davvero poco spazio e si attende questa data per ridare vita a una antica tradizione celtica, rivista e corretta in versione cittadina, quando non riusciamo ad andare in campagna per l’occasione. La tradizione narra che questa occasione sia nata per festeggiare la fine del raccolto in Irlanda, dove gli agricoltori si riunivano la sera del 31 ottobre per celebrare sino a notte inoltrata. Si trattava di un vero e proprio rito di passaggio: dalla stagione calda a quella fredda. L’atmosfera cupa che avvolge questo evento deriva dai canti dei contadini, che scacciavano gli spiriti maligni per proteggere il loro raccolto, radunandosi intorno al fuoco per tenerli alla larga. La zucca intagliata e illuminata all’interno è arrivata dopo, con la leggenda del fabbro Jack, condannato a errare per l’eternità dopo essere stato cacciato anche dall’inferno per aver stretto un patto con il diavolo, cercando di ingannarlo per ben due volte. Jack fece una lanterna usando in realtà una rapa, che poi la tradizione americana trasformò in una zucca, intagliata e svuotata per metterci all’interno un tizzone ardente: da allora la zucca arancio con il suo sorriso sgangherato è divenuta il simbolo di questa festa.
Per far divertire i bambini sono stati poi introdotti la presenza di fantasmi fatti con lenzuola bucate, le streghe dai cappelli a punta, i ragni di plastica che sembrano veri arrampicati su ragnatele di cotone che si possono tessere con facilità anche in casa… E la tradizione americana del “dolcetto o scherzetto” che vede i piccoli di casa andare di porta in porta travestiti in modo mostruoso, per raccogliere caramelle e dolci dai benevolenti e spaventare a morte chi nega loro un dolcetto. Aggiungi una bella giornata piovigginosa e un po’ di nebbia: avrai uno scenario perfetto per ambientare la tua festa di Halloween, anche senza dover per forza cucinare una zuppa con zampe di rana e occhi di pipistrello.
LA MIA TRADIZIONE
CAMEMBERT E VICHYSSOISE
Festeggio Halloween da molto prima che nascessero i miei figli: per me è da molto tempo una data bella da festeggiare. Il 31 di ottobre apre infatti la mia “stagione del Camembert”. Lo so che fa ridere, ma non è una stranezza fine a se stessa, è il risultato di un fioretto che ho fatto quando avevo venticinque anni, limitando il consumo del mio formaggio preferito al periodo che va tra il 31 ottobre e il 31 marzo. Così, da allora, quando giro il calendario sul mese di ottobre, inizio a pregustarmi l’arrivo di quel primo morso cremoso, che per tradizione accompagno con cetriolini sottaceto e pane di segale fatto da me. Come primo piatto, invece, da molto tempo preparo una vichyssoise in una versione non originale, ossia calda, che mi è stata insegnata da una signora svizzera amica di mio padre, in una autentica notte buia e piena di fantasmi. Quello è stato l’Halloween che ricordo come più freddo e spaventoso della mia vita. Era l’autunno del 1998 e poiché il 31 ottobre è anche il compleanno di mio papà, eravamo andati tutti a sud di Ginevra, in un paesino arroccato verso il confine con la Francia, a trovare un’amica che viveva, allora, in un castello medioevale. Il castello era il luogo perfetto per organizzare la festa delle streghe, con tanto di ponte levatoio e una ventina di stanze fredde e buie collegate tra loro da scale umide, disseminate di vere armature in metallo lucidato per l’occasione.
Fu quell’anno che imparai a preparare la mia versione attuale della crema di porri e patate, servita calda anziché fredda, come vuole invece la ricetta tradizionale. Fu lì che sperimentai la mia prima cena di Halloween, allestita in un salone enorme e troppo freddo nonostante il camino acceso. Quella notte, nella mia stanza, le tende di velluto cremisi sembravano muoversi da sole, non saprò mai se per l’effetto di un bicchiere di vino di troppo o di qualche ospite della casa non invitato alla cena…