Questo post è dedicato a Gisella (Rossi), che a gennaio mi ha scritto chiedendomi come si potesse parlare di slow living quando sei sempre in giro per l’Italia (e non solo) e mi ha fatto riflettere sulla questione. Ma anche a Maurizia, che proprio qui – sul blog – il 5 di gennaio in risposta al mio post chiedeva più tempo per sé (e chiedeva anche: ma in che mondo vivete?). E poi anche a Lalla, che quest’anno si sposa (contro le sue stesse aspettative di qualche tempo fa… e se non mi sbaglio io avevo promesso un regalo, al tempo). Questo post è dedicato a tutti quelle donne che, nel leggermi, vogliono trovare un momento di respiro. Ma sono anche convinte, come me, che rallentare la corsa non significhi affatto arrivare ultime.
Come si fa? Non ho un segreto. Solo una tecnica: pianificazione. Nella mia vita ce n’è molta. Inflessibile a volte, e poi totalmente abbandonabile (quando le cose sono travolte dalla corrente, devi seguire la corrente a testa alta, altrimenti affoghi).
Slow living ad alta velocità? Non è un controsenso, solo un ossimoro. Una licenza poetica che però ha la sua possibilità di essere compresa. Io sono così. Faccio molte cose, ma le faccio tutte a passo lento. Perché stare ferma non fa parte di me. E neanche rincorrere le cose. Quindi ho dovuto trovare una soluzione. E l’ho trovata. Mi farebbe piacere condividerla con voi, se pensate di averne bisogno.
Così, adesso, sono qui. Non so neanche dire se sono stanca. Probabilmente sì, ma se me lo dico ci credo e poi mi addormento. Invece voglio scrivere.
Sono di nuovo in treno. Ormai è il mio ufficio mobile. Traballa sui binari dell’alta velocità, ma tutto sommato è piuttosto confortevole, perché mentre mi trasporta a casa, mi dà la possibilità di produrre. Sono quella dei treni la sera tardi e la mattina all’alba (siamo in due, il mio collega Roberto è come me). Sono fortunata, perché riesco a concentrarmi anche in situazioni estreme. Anche in momenti come adesso, che delle ultime 23 ore ne ho passate 5 in treno, che ne ho dormite 6 scarse e ho passato le altre in piedi. La mia testa è un compartimento a sé, inflessibile quando si tratta di cedere se non lo vuole. E questo è il mio segreto: decido io, non lascio che sia la giornata a farlo. Mi alzo presto, sbrigo le mie faccende con tutta l’efficienza di cui sono capace e mi fermo spesso, nell’arco di una giornata, per fare piccole cose che danno alla mia vita quel passo lento che adoro.
Mi alzo dieci minuti prima per fare colazione con calma. Porto i bambini a scuola (quando non sono sul set, perché quando sono fuori telefono e li accompagno con la voce mentre loro vanno). Mi fermo a guardare la mia gatta dormire sulla poltrona. Mi preparo il thé nella teiera sul vassoio (sì, anche in albergo, non solo a casa) e me lo bevo con calma. Se devo aspettare, leggo. Se sono in viaggio, lavoro. Se ho 15 minuti di tempo libero, rispondo alla posta elettronica. Chiudo il cellulare in un cassetto quando scrivo o lavoro e non voglio distrazioni. Lo metto in camera da letto quando è ora di cena e lascio che la gente capisca che… dopo le 7, io non ci sono.
Certo, a volte senza sgomitare e senza correre finisce che perdo alcune “occasioni”, ma seguo una strategia. Che dice: tutto? Non si può fare. Scelgo quello che per me ha più valore. Voglio essere prima di tutto una donna, una moglie e una madre. Poi una scrittrice. Solo per ultimo un volto della tv. Adoro ogni parte del mio lavoro, anche quando come adesso ho i piedi gonfi e ho bisogno di riposare. Mi fa male il collo e non vedo l’ora di stendermi. Ma amo ancora di più essere una libera professionista e poter gestire il mio tempo, con quella noiosa parsimonia che spinge la formica a lavorare in estate, mentre la cicala canta e si diverte. Sino a che il caldo tepore estivo lascia il posto al vento freddo dell’inverno.
Dunque, per rispondere a Gisella e a Maurizia: slow living non è vivere in campagna, o alzarsi alle 10 e non lavorare 40 ore alla settimana. Slow Living, per me, è la filosofia di vita Hygge (la felicità e la bellezza? Sono nelle piccole cose e nei gesti quodìtidiani). Vivere a passo lento significa apprezzare ogni momento. Anche quando – come adesso – la vita fuori dal finestrino scorre rapida a 300 km all’ora. Ma io sono ferma, nella mia testa.
Vivere slow significa non lasciarsi prendere dal panico delle cose che non hai fatto, sapendo che tutto non lo potrai fare. Mettendo in ordine di importanza quello che vuoi fare, non seguendo la lista in ordine di urgenza.
Dopotutto, domani, è un altro giorno, diceva Rossella O’Hara in Via col vento.
Dopotutto, la nostra vita è adesso. Dico io. E se non la prendo un pezzo alla volta, lentamente, sarà come un dolce buonissimo che hai mangiato talmente in fretta da desiderarne solo ancora quando, purtroppo, sarà finito.
Raccontatemi il vostro modo di vivere #slow.
E se pensate di non esserne capace, scrivetelo qui. Ci aiuteremo a vicenda.
Perché anche quello che a volte sembra improbabile, un giorno diventa possibile. Come ha scritto Lalla. Felice mese di aprile! E buon inizio di primavera. A tutte voi.