Il 21 giugno ha ufficialmente segnato l’inizio dell’estate. A Milano stamattina mi sono svegliata con lampi, tuoni e un rovescio d’acqua che mi ha colto impreparata. Nonostante, effetticamente, ieri guardando le previsioni avessi pensato di ritirare i cuscini che llascio sulle sedie a sdraio in terrazza, alla fine me ne sono dimenticata, e ora giacciono fradici in attesa di un raggio di sole. Sto facendo la valigia – questa volta non per andare a raggiungere i miei due compagni di viaggio abituali (Roberto e Diego, NdA) ma per andare qualche giorno al mare con i miei figli. Edoardo ha appena terminato gli esami di terza media. Ludovica ha finito la scuola. C’è ancora tantissimo da fare prima di popter andare in vacanza, ad agosto, ma ho deciso di ritagliarmi 5 giorni di stop dalla vita sul set e dalla città, per dedicarmi un po’ alla cucina di casa. I miei giorni in sardegna sono sempre uguali: poco sole (non amo abbronzarmi e non sono una fan del lettino a sdraio), molto cibo preparato in casa, a tutte le ore. E un po’ di meritato relax, che arriva per me la mattina presto, quando scendo al mare per una nuotata in solitudine, nell’acqua fredda e pulita. Mi rinvigorisce il corpo quanto la mente.
Pensando a questo momento, ho riaperto il mio libro Summer Holidays, come faccio ogni volta che arriva la stagione estiva. Ho riletto l’inizio, e ve lo posto qui, per una condivisione di pensiero. Cosa sono per voi, le vacanze estive? L’estate dura davvero tre mesi, o si concentra nel vostro calendario in quel momento che coincide con le ferie? Io amo vivere la stagione calda anche quando lavoro, in modo diverso. per me è la quintessenza della vacanza. In inverno, le ferie hanno un sapore diverso. Sto programmando tante cose per questa estate, che sul calendaruo è iniziata solo ieri… Voi, che cosa farete?
LE MIE VACANZE ESTIVE? SONO UNA CONDIZIONE MENTALE.
Le vacanze estive sono una condizione mentale. Possono durare un week end, o un’intera stagione – passano sempre troppo in fretta. Ricordo con nostalgia infantile le vacanze scolastiche di quando ero piccola: duravano tre mesi filati, e quando il calendario segnava gli ultimi trenta giorni prima del rientro in città mi sembrava che tutto stesse per finire troppo velocemente. L’unica consolazione era sapere che la fine di agosto avrebbe portato i fichi a maturare in modo esageratamente goloso, e che avrei potuto mangiarli, caldi di sole, seduta sotto l’albero leggendo un libro. Per il resto, già a sette anni avevo una passione per il cibo che mi portava a vedere le cose in maniera diversa. Le vacanze in Liguria avevano il sapore selle susine acerbe e la morbidezza della focaccia calda e spalmata d’olio leggero. Mia sorella Jenny si riempiva le tasche del prendisole con piccoli frutti succosi, per il solo gusto di possederli – io li mangiavo con pacata lentezza, uno ad uno, sino a che non ce n’erano più. Poco dopo, in Toscana, a casa dei nonni, l’estate prendeva il sapore burroso dei cannellini stufati con il rosmarino, e le pesche noci schioccavano dolci in bocca addentate da una me stessa incosciente del fatto che poterle staccare dal ramo dell’albero rubandole alle api era come avere le chiavi della porta di ingresso al Paradiso. L’albero di albicocche del nonno era talmente alto e carico di frutti dorati che ad un certo punto cadevano a terra come una grandinata mielosa. E noi non facevamo neanche in tempo a prenderle tutte. Infine, arrivavano i pomodori. Rossi, sodi e caldi di sole, attaccati alla loro pianta come un neonato al seno della madre. Li staccavamo con parsimonia, cercando quelli più grandi, e li affettavamo nel piatto insieme ai cetrioli croccanti, per un pranzo veloce fatto di niente e squisito proprio per quello. Quei giorni felici, pigri e spensierati, non torneranno mai più, ma dentro di me hanno nutrito la passione per il buon cibo e i sapori genuini al punto di averne fatto una dolce ossessione. Ho costruito la mia infanzia su quei sapori, e lavorato in adolescenza sul perfezionamento estetico del piatto – sino a capire che le due cose per me erano e saranno sempre un tutt’uno: indivisibile e unico. Il gusto del bello.
Da adulta l’estate è diventata una stagione diversa, fatta di momenti di intenso relax alternati alla gioia di condividere con gli amici; di lunghe sere passate a mangiare in terrazza bevendo vino fresco e frizzante; di mattine pungenti per andare a nuotare nel silenzio, quando tutti ancora dormono, e la mia mente si può nutrire dell’assenza di suoni e rumori, mentre il giorno scivola lentamente tra me e il resto del mondo. Adoro l’estate, ma sospetto che sia proprio per questo suo modo di essere breve e il suo sapersi far desiderare. Inizio a pensare alle vacanze quando il primo raggio di sole tiepido rompe le nuvole cittadine. La luce chiara mi fa pensare alla leggerezza dei piatti. Tutto quello che è stato il calore dell’inverno sparisce per far posto alla freschezza leggera dei piatti estivi. Il primo week end al mare, con la pelle bianca e il corpo ancora infreddolito, mi fa desiderare solo una cosa: cambiare la mia cucina e aprire i libri con le ricette dell’estate.
Ho avuto nella mia vita adulta vacanze estive molto diverse. Quando ancora non c’erano i bambini l’estate era un itinerario goloso a Sud della Francia, tra la Costa Azzurra e la Camargue. Ci si spostava di giorno in giorno, senza una meta precisa, alla ricerca dei sapori di quella regione che stava lentamente plasmando il mio animo. Poi c’è stato il ritorno al grande mare incondizionato: la Sardegna. Fatta di barca, spiaggia, pic nic rilassati e golosi. I viaggi esotici oltre Oceano alla ricerca di sapori nuovi e speziati: dallo Sri Lanka ai Caraibi, una rotta gourmande infinita lungo la quale ho imparato molto da culture diverse, affascinanti e lontane. Infine, il tempo della famiglia e degli amici: come un ritorno a casa, a qualcosa che era lì ad aspettarmi senza che io neppure lo sapessi davvero. Il piacere di cucinare e di ricevere sono venuti fuori da una me stessa quasi inconsapevole, e hanno preso il sopravvento. Condividere è il cuore del ricevere e saper cucinare non ha nulla a che vedere con questo. Non devi essere una buona cuoca per saper ricevere con bravura: ti basta un libro di ricette semplici, e qualche consiglio per sottolineare il tuo stile.Summer Holidays parla di questo: della passione per la cucina, di modi diversi per vivere l’estate, passando dalle sue ricette. Piatti facili da preparare, e veloci – perché la vacanza deve essere anche tempo per noi e per il riposo. Cotture rapide che preservano intatto tutto il sapore del buon cibo fresco. Pesce appena pescato, da mangiare la sera al lume di candela, e pic nic improvvisati sulla spiaggia o su un piccolo gozzo, per non staccarsi dal mare neanche un momento.
Nel mio libro Summer Holidays (e qui sul sito) ho raccolto le ricette che sono le mie preferite, e che mi auguro possano adesso diventare le tue: quelle con le quali comunicherai amore e semplicità, e con le quali ti farai ricordare, estate dopo estate.