Ieri pomeriggio a Milano, all’interno di Taste, ho parlato di destrutturazione della tavola insieme a Maddalena Fossati, giornalista esperta di lifestyle di Vanity Fair. Commentando una gallery fotografica di tavole diverse, e rispondendo alle domande dei presenti, abbiamo ripercorso la storia della tavola attraverso i suoi componenti principali, disegnando lo stile di tavole diverse – alcune ben riuscite, altre meno… Una piccola guida agli errori da evitare, allo stile e all’accostamento, all’apparecchiatura contemporanea. Come promesso, ecco un beve riassunto per chi non ha potuto partecipare (le foto che trovate nella mia board su Pinterest).
La tavola formale è morta! Viva la tavola formale.
Molto spesso si indica con l’aggettivo “formale” una tavola “tradizionale”. E si è portati a pensare che solo queste due tavole possano essere non solo eleganti, ma anche all’altezza della situazione quando la situazione lo richiede. Nulla di più sbagliato, poiché ai nostri giorni è più facile trovare il bello e l’eleganza in una semplice informalità che non nel rigore del protocollo reale, previsto da una tavola formale.
Ho dato la definizione di tavola formale più volte (vedete la lezione W02 in questo blog): questa tavola è quella che segue i rigorosi punti di un protocollo specifico e che – con estrema probabilità – non ci capiterà spesso di dover apparecchiare nella nostra vita di persone “normali”. Prevede un maggiordomo e diversi camerieri per servire gli ospiti, presuppone una certa quantità di portate che ovviamente arrivano dalla cucina in un ordine prefissato e rigoroso, non lascia molto spazio alla spontaneità ed è tutto, a mio avviso, fuorché un luogo rilassato dove passare una piacevole serata in compagnia delle persone che abbiamo scelto.
Esagerata, mix eclettico di formale e informale
È la tavola che non vorrei apparecchiare mai. Chiassosa nello stile e nei colori, difficile da “fruire” perché molto affollata. I suoi elementi “errati” possono essere molti, ma due sono i nemici più facili da identificare: la mancanza di spazio (data da un centrotavola esageratamente alto, troppi fiori uniti a candele e altri accessori, poco spazio tra una seduta e l’altra) e il mix di colori troppo accesi e contrastati. Queste tavole creano un effetto ottico forte che genera confusione, e danno un senso di vertigine visiva.
Tradizionale. Quella che apparecchieresti per i tuoi suoceri
“Come apparecchiare la tavola la prima volta che i suoceri vengono a cena?” In modo tradizionale, secondo la cultura europea e quella italiana in secondo luogo. Quindi con elementi specifici e immancabili, che vengono posti sulla tavola in modo esatto.
Perché la tavola sia tradizionale occorre che abbia tre qualità:
1. ordine – non solo visivo, ma anche pratico, nella geometria delle sedute organizzate con uno spazio consono tra un commensale e l’altro;
2. completezza – ossia deve essere apparecchiata in modo completo, dalla tovaglia alla brocca per l’acqua (gli elementi giusti sono elencati nella lezione W03);
3. eleganza personale – la padrona di casa deve avere gusto e apparecchiare la tavola secondo il proprio stile, affinché ciascuna tavola sia il riflesso di un preciso modo di essere, di vivere, di ricevere. Niente eccessi né da un lato (troppa opulenza) né dall’altro (troppo rigore minimalista), bensì un raffinato mescolare di elementi sobri che ben si accostano tra di loro.
Il sottopiatto non è obbligatorio, ma può dare alla tavola una nota di eleganza strutturata, creare una base di colore a contrasto con il resto dell’apparecchiatura, essere un elemento visivo capace di creare “ordine”.
Destrutturata, ossia apparecchiata fuori dagli schemi
È la tavola che mi viene richiesta il più delle volte, quella capace di reinventare se stessa con semplicità ed eleganza allo stesso tempo. È fatta con materiali che vengono talvolta presi in prestito da altri luoghi della casa. La consolle dell’ingresso diventa il piano d’appoggio esterno per una cena romantica in giardino. Un copriletto imbottito diventa una tovaglia. Dei vasi da fiori possono contenere le insalate. Dei runner in lino diventano grandi fiocchi per decorare le sedie. Servono molti oggetti per preparare una tavola così, ma possono essere semplicemente spostati da un ambiente all’altro della casa, per dare vita ad un gioco divertente di contrapposizioni, che deve essere effettuato con cura e stile per non risultare eccessivo.
Come assegnare i posti?
Se la tavola è formale – secondo i dettami del protocollo, ma a meno che non siate invitate all’Ambasciata o ad un banchetto reale, difficilmente sarete tenute a sapere se l’importanza di un politico è superiore a quella di un uomo di Chiesa. E per saperlo suggerisco di far riferimento a Donna Letizia, che nel suo “Saper Vivere” affronta il tema con garbo nelle sue più improbabili sfaccettature.
Viceversa, affidatevi alle buone regole della convivialità tradizionale.
Mettete al capo della tavola rettangolare (da un lato e dall’altro) i due padroni di casa. Alla destra di lui siederà l’ospite donna più importante (o più anziana). Nel caso di una riunione familiare, questo posto spetterebbe alla suocera, ma se non volete insinuare che sia la più anziana, e neanche cedere il posto a vostra made, l’ideale potrebbe essere estendere l’invito ad una suora novantenne che tolga tutti dall’imbarazzo occupando lei il posto d’onore.
Alla destra della padrona di casa siede l’ospite uomo più importante. E poi si alternano gli uomini e le donne, dividendo le coppie (che cenano l’uno accanto all’altra già a casa propria) e cercando in ogni odo di favorire la conversazione.
La tovaglia, va stirata. Come farlo?
Stirandola dopo averla lavata e lasciata ancora leggermente (ma solo leggermente) umida, piegandola poi il meno possibile e appendendola ad una gruccia, oppure – come ha suggerito una signora ieri – avvolgendola intorno ad un’anima di cartone tubolare per evitare ogni piega. Stendetela poi sulla tavola sopra un mollettone e rifinite la stiratura lì, per scongiurare ogni piega. Un po’ di appretto non guasta.
Infine, lo spaiato – come accoppiarlo?
Ci vuole arte e un po’ di pratica, ma dà grandi soddisfazioni. Ecco un estratto sul tema, tratto dal mio ultimo libro “Csaba bon marché”.
Forme, colori, geometrie e materiali. Come abbinarli tra loro? Alcune regole di base possono aiutare nella scelta.
• Considera i materiali. Puoi utilizzare insieme piatti provenienti da due servizi diversi, ma dello stesso materiale. Abbinare la maiolica alla porcellana non sempre funziona…
• Se apparecchi con due servizi, non procedere a “posti alternati” ma usa – ad esempio, un servizio diverso per la fondina o per il piatto da dessert.
• Il piattino del pane, i sottopiatti e le ciotoline per gelato o macedonia sono oggetti che si trovano nei mercatini a pochissimo, spaiati rispetto al servizio di piatti sono anche più interessanti. Approfittane!
• I bicchieri si abbinano più facilmente anche se provengono da servizi diversi, purché lo stile sia simile, o compatibile. Se abbini un tumbler e un calice, fai attenzione che l’altezza del calice non superi di più del doppio quella del bicchiere senza stelo, per dare alla tavola una certa proporzione.
• La tovaglia può avere un set di tovaglioli spaiato, ma come per i piatti, si deve rispettare la materia. Una tovaglia di cotone non avrà tovaglioli di lino, e viceversa.
• Se hai tovaglie a fiori, o ricamate (magari ereditate dalle precedenti generazioni) considera la possibilità di investire in un bel set di tovaglioli in tinta unita (bianchi, rosa, celesti, etc.) che potrai abbinare con più di una tovaglia, lavandoli di frequente.
• Il cestino del pane, i ménage con olio e aceto e la caraffa dovrebbero essere il più semplice possibili, così potrai usarli su tavole diverse.
La personalità è quel tratto che ti distingue come persona unica, e quindi anche come padrona di casa. La tua tavola la rispecchia esattamente come il tuo modo di truccarti, vestirti, piacerti. Deve piacere a te per piacere agli altri.