Non so voi, ma io ho una grandissima voglia di autunno. Di quelle giornate fresche, non ancora fredde, come è stata quella di ieri a Milano (ok, a Bologna pioveva e ne avrei fatto a meno… ma non si può avere tutto!). Mi piace l’autunno e mi piace ricevere in campagna quando il caldo dell’estate è un ricordo che si coglie nelle ultime rose aperte dalla pioggia. Quando una zuppa calda, la sera, e un po’ di pane fatto in casa insieme ad un pezzo di buon formaggio ti risolvono la cena. Quando puoi avere la scusa per accendere il camino per togliere l’umido dalle ossa, e metti volentieri il primo maglione di lana.
Sono malata di campagna. Dei suoi profumi forti, accentuati dall’acqua piovana che lava l’aria e sveglia la terra. Dei suoi ritmi più lenti, che non chiedono se non saggezza e abitudine. Di quell’aria un po’ rustica, un po’ vecchia, un po’ fuori moda – ma terribilmente seducente – che hanno gli oggetti che vivono fuori dalla città.
Ricevere in campagna ha tempi e modi diversi dal ricevere cittadino. Sfrutta di più gli spazi aperti, mette insieme semplicità ed eleganza senza troppe pretese. È rilassante e confortante al tempo stesso, perché non incute timore, né nella padrona di casa, né nei suoi ospiti. La campagna ammette l’improvvisazione, e la valorizza in tanti modi – primo tra tutti una vista stupenda sull’esterno, colta da una finestra aperta o da un patio. Chiede solo il desiderio di fare e di non sentire quel po’ di fatica che ogni ricevimento porta necessariamente con sé.
Mi piace allestire la mia tavola di campagna sfruttando oggetti che provengono da stanze diverse: piatti, posate e bicchieri, certamente – ma anche candelabri, lanterne, foglie, frutti oppure ortaggi. Mi basta mettere sulla tavola un pane scuro cotto nel forno a legna (quello elettrico è un sostituto eccellente quando sono a casa mia a Milano) e sono già a metà dell’opera. Per dare il tocco finale basta aggiungere quello che si trova fuori dalla porta, magari ingentilito da un nastro, sistemato in un cesto – o semplicemente appoggiato in quel modo casualmente disordinato che invece è frutto di attento studio e grande savoir faire.
Ottobre è il mese della zucca. In un ripieno, come contenitore per un risotto, oppure come semplice decorazione per la tavola, la zucca non mi delude mai. I suoi colori classici – arancio e verde – si affiancano a quelli meno comuni: bianco e nero (un verde così scuro da tendere alla saturazione totale). Adoro usare le zucche sulla mia tavola insieme ad oggetti nuovi e ad oggetti tra loro spaiati, che sono riportati a nuova vita da un’idea per accostarli. Il menù si organizza di conseguenza alle stoviglie (mi piace fare così) e in base a ciò che è arrivato di fresco al mercato. Per il primo week end di ottobre una crema di zucca non può mancare. Ma appena la stagione ci regalerà le castagne, le mescolerò con i funghi e la zucca per creare un connubio di sapori che è tra quelli iconici di questo periodo.
Se volete parlare di ricevere in campagna, venite a trovarmi sabato pomeriggio – dalle 16 alle 18 circa, a La Molinella (appena fuori Padova). L’indirizzo preciso è: LA MOLINELLA, Via Argine Destro – Bovolenta (Padova). Vi aspetto!