Anche questa è stata una di quelle che si definisce “settimana piena”. Al contrario della precedente, tuttavia, è stata colma di cose positive, ha portato uno stato d’animo sereno e anche una deliziosa quanto inaspettata sorpresa – la mia Cake of the Month avrebbe dovuto essere uno strudel di mele, è diventata invece un morbidissimo e aromatico pane ebraico: il mio primo Challah.
Ma andiamo in ordine. Martedì sera il forno è stato prontamente aggiustato da un angelo di nome Carlo, mandato da Kitchen Aid ad ispezionare il perché di quell’arresto improvviso… Lo sapevo! Non era colpa del forno (che ha ripreso infatti a funzionare correttamente subito dopo) ma della spina collegata da chi lo aveva installato quale mese prima. Forse messa male, forse no, fatto sta che aveva creato un bel corto circuito. Il Signor Carlo, gentile e preparato, ha estratto il forno, sistemato tutto, riacceso e testato: pronto all’uso! GRAZIE! Una settimana senza forno è sembrata infinita e il mio maldestro tentativo di cuocere un pollo intero sul fornello aveva confermato il fatto che senza forno non posso stare. Rimesso in funzione, la cucina ha ricominciato a sorridere e il resto della settimana ha iniziato a scivolare docilmente verso una meravigliosa normalità…
Nel frattempo. GOOD LIVING è andato in stampa (lunedì sera il caricamento dei files, giovedì l’approvazione finale della cianografica) e a me sembra che sia davvero un bel numero. Non vedo l’ora che possiate vederlo. La copertina è l’hummus di ceci di cui mi avete chiesto la ricetta. La metterò metto qui, in anteprima per voi (ma datemi qualche giorno!) Facile, buona, sana e #honestlygood.
Sono stata invitata ad una sfilata privata nella boutique Christian Dior – che dire, mi sono innamorata. Degli abiti lunghi (e di quelli corti che non ho più l’età per mettere, ma che sono deliziosi). Dei cappelli! Delle borse e sì, devo ammetterlo, delle scarpe e dei gioielli. Ogni tanto un po’ di leggerezza ci vuole, e sognare me stessa dentro un abito lungo sino alle caviglie, interamente color lemon curd, mi ha fatto bene. Intanto, come in una puntata di Downton Abbey, le modelle sfilano nella stanza e si beve champagne. Sì, è stato un bell’inizio di settimana, devo ammetterlo, sono una ragazza fortunata (ok, signora – prego).
Ed è così che mercoledì è passato alla svelta – la sera sono passata con una mia collega all’inaugurazione della nuovissima boutique Nespresso in Piazza Liberty (e ho scoperto che la loro nuova miscela a base di caffè messicano mi piace!).
Giovedì mattina c’è stata la conferenza stampa di Taste, in un posto delizioso a Milano, dove ogni tanto sono invitata a passare – si chiama Cavoli a Merenda, è un bell’appartamento di quelli di una volta, affacciato su Corso Magenta, che resta sempre una delle mie vie del cuore in città. In questa sede si organizzano eventi e ci si incontra ogni tanto – è stato bello rivedere Giuliana Parabiago (per inciso, una delle donne che più ammiro! Da sempre, per me, il Direttore) e anche tante giornaliste che non vedevo da mesi. Caffè, pasticcini e un’altra fetta di leggerezza, in una settimana in cui ne avevo bisogno.
Venerdì – recuperati i bambini a scuola, siamo partiti, noi tre. Destinazione: Garfagnana, per andare a trovare mio nonno, che il 19 febbraio ha compiuto 95 anni. È l’unico nonno che mi rimane, e gli voglio davvero un gran bene. È a lui che devo tutto quello che so sulla campagna, sull’orto, gli animali da cortile e le stagioni… Ogni volta che lo vedo so che potrebbe essere l’ultima, e provo un dolore immenso anche solo a pensarlo. Ma la vita è così, e lui è tra le persone che mi ha insegnato ad apprezzarla. Lui e mia nonna Irma hanno ispirato il mio libro Around Florence – a loro è dedicata l’ultima pagina “la vita è bella”. Perché loro mi hanno insegnato, più di tutti, ad apprezzarla, quando ero bambina. Abbiamo festeggiato in modo semplice, con un pranzo in famiglia, gli zii e i cugini (non tutti, peccato).
Sabato mattina mi sono svegliata con i miei due bimbi in un luogo delizioso, trovato quasi per caso cercando una stanza a pochi chilometri da san Romano in Garfagnana.È così che siamo approdati a Villa Bertagni, una bella casa privata costruita 500 anni fa e ristrutturata da una signora di grande bravura: Patrizia, che insieme al marito Moshik ha ridato all’antica pietra il fascino perduto, curando ogni dettaglio proprio come piace a me. Bottiglie di vetro anche in bagno, candelabri ovunque, tende morbide e una vista meravigliosa sul giardino. In cucina, Patrizia ha scoperto l’arte terapeutica del baking (e ha appena comperato il libro del mio collega Edd Kimber – Patisserie made simple). Mi ha coccolato con caffè caldo e un Challah appena sfornato, secondo la sua ricetta di famiglia. E visto che ai miei bambini è piaciuto tanto – è stata talmente generosa da darmi la sua ricetta. Eccola qui. L’ho preparata stamattina per voi, sarà la mia Cake of the Month di febbraio. Il pane ebraico di Patrizia. Un piccolo pezzo di paradiso assaggiato sulle colline garfagnine, che affonda le sue radici nella lontana terra di Israele. Mi è sembrato un segno. Ed è stato un bellissimo segno da cogliere per chiudere questa settimana in dolcezza.