Come spesso accade nella vita, se decidi di fermarti un attimo, all’inizio ti sembra di dover rinunciare a chissà cosa, ma poi ti accorgi che la qualità del tempo lento è estremamente più elevata rispetto a quello che va in velocità, e che una pausa ogni tanto è l’unico modo per raccogliere le energie e le idee. E così ho accettato l’invito per provare a casa mia una nuova macchina del caffè – la Jolie di Lavazza (piccola, bella, silenziosa: cosa si può volere di più?) – condividendo la colazione insieme a mia sorella Hulda, e poi il secondo caffè della giornata con la mia collega Margo (con la quale ho lavorato in condivisione di scrivania sino a sera).
Ne è uscito un venerdì speciale, partito molto lentamente, con pane infornato alle 7:00 e pancakes con i mirtilli alle 9:30. Fuori la pioggia, dentro un’atmosfera di vera condivisione. Volete sapere come è andata? Leggete qui. E provate a farlo anche voi (vi assicuro, ne vale davvero la pena).
L’antefatto di questo week end hygge-style è da ricercarsi in due fattori. Il primo: la super fatica che ha caratterizzato le ultime settimane del mio lavoro, come spesso accade in settembre, e che mi aveva spinto verso un fermo necessario; il secondo, l’inesorabile rottura (causa acqua troppo dura nel mio condominio) della macchinetta del caffè che è installata nel mobile della mia cucina e che macina i chicchi al momento (giuro, appena torno da Francoforte chiamo il tecnico). Risultato: un pericoloso stato di deprivazione da caffeina unito a una stanchezza che a un certo punto appariva insormontabile anche per una, come me, che va avanti a estratto a freddo di verdura e zenzero e thé caldi fumanti di principi attivi (ma solo nel pomeriggio)…
A soccorrermi è arrivata una mail, con l’invito a partecipare alla presentazione della nuova macchina per il caffè Lavazza (sì, quella deliziosa piccolina che avevamo allo Csaba Day!). L’idea? Preparare una colazione per una persona e condividerla. La soluzione: finalmente una scusa buona per prendermi un venerdì mattina e invitare mia sorella Hulda con la mia nipotina appena nata (a proposito, auguri Mia: oggi 16 ottobre compi 2 mesi!!).
Fuori, il diluvio universale, una bellissima giornata d’autunno di quelle che io adoro: stivali di gomma ai piedi e pane in forno. Detto, fatto.
Ore 6:45, la sveglia suona come al solito e il pane è pronto da mettere in forno. Questa volta ho fatto come aveva suggerito di fare Katia (K@ti@) per la pizza: l’avevo impastato prima e l’ho lasciato a lievitare nel forno chiuso, coperto con della pellicola alimentare tesa, per 8 ore circa… Ha funzionato (Katia, non ho trovato differenza nel gusto quindi significa che ognuno può fare come è più comodo… che ne pensi?). La ricetta che ho usato è molto simile a quelle che trovate in Good Food (ad ogni modo, la trovate qui).
Portati i bambini a scuola alle 7:55, mi sono ridiretta alla base e alle 8:15 ero intenta a mescolare l’impasto dei pancakes (anche questa ricetta è quella del libro Good Food, se non l’avete, la trovate qui). Per le 9:00 un fattorino ha gentilmente portato tutto ciò che occorreva per la colazione: una Jolie bianco latte (perfetta per la mia cucina), mirtilli, marmellata e latte biologico. Mia sorella Hulda è arrivata poco dopo, e mentre Mia faceva colazione al seno materno, io ho cotto i pancakes. Mi piace questa ricetta, tra le tante che ho provato, perché è davvero buona: ha poco zucchero (e di canna) e dà pancakes soffici ma non collosi, resi ancora più profumati dalla scorza di limone grattugiata fresca nell’impasto. Come tutti i pancakes, l’impasto può essere conservato in frigorifero sino a 24 ore, coperto, quindi se avanza lascia spazio ad una replica il giorno dopo…
Abbiamo mangiato e parlato sino alle 11.00. Di cose da mamme, di cose di famiglia, della scuola, della vita. È bello ogni tanto potersi riconnettere alle proprie radici, e farlo con calma.
Quello che mi è piaciuto molto del mio regalo – la nuova Jolie – sono soprattutto le dimensioni limitatissime (occupa davvero lo spazio di due libri – basta guardare la foto!) e la silenziosità. Quando fa il caffè non devi interrompere la conversazione! Forse anche per questo l’hanno definita “social”: ti fa venir voglia di stare insieme. Se poi fuori piove, personalmente penso sia ancora meglio. Mi mancava solo una cosa: un bel camino acceso. Spero che voi lo abbiate, così l’atmosfera sarebbe perfetta.
Alle 11.00 è arrivata Margo e la giornata lavorativa è incominciata. Beh, ad essere sincera, se vi dico cosa abbiamo fatto dissentirete. Ok, ve lo dico, siamo andate insieme al “nail spa” per provare lo smalto semi-permanente, che è una delle rubriche del prossimo numero di Good Living. Qualcuno lo deve pur fare… Lo abbiamo fatto noi. Poi, pranzo leggero on the go verso casa e, dalle 13:00 in poi, computer acceso e dita (perfettamente smaltate!) sulla tastiera in un vorticoso battere di tasti e telefonate. 4 ore sono volate, insieme a un altro paio di caffè.
Ieri mattina (sabato) ho approfittato delle cialde per un espresso da buon risveglio. Il caffè lo ha fatto Lilly (sì, la nuova macchinetta piace ai bambini perché è così piccola e bella da sembrare un giocattolo, ma va davvero “alla grande” come dice la pubblicità, perché è veloce e efficiente). Ora posso attendere ancora un po’ prima di far venire il tecnico ad aggiustare l’altra. E posso mettere via la moka (che di solito uso solo spesso per le fotografie, perché resta un pezzo vintage decisamente italiano al quale non posso rinunciare). E voi, come lo fate il caffè a casa? Il mio (ormai lo sapete) è un espresso che scende in una tazza grande e viene poi reso “americano” da una dose di acqua calda scaldata appositamente. Lo so, da un’italiana uno non se l’aspetta, ma sapete che sono sincera, anche quando dire le cose come stanno non depone troppo a mio favore…
Un’altra domanda: con chi lo vorreste condividere, un caffè & pancakes di venerdì mattina? Buona domenica!
PS_ Sto facendo le valigie per la Buchmesse, prossimo post: da Francoforte! Auf Wiedersehen