Non vi è dubbio che la ricerca della felicità sia qualcosa a cui tutti abbiamo diritto. Ma nutro sospetti sull’abilità di molti di saper smettere nel momento in cui si comprenda quando questa pratica si trasformi, a dispetto del nome, in uno stato estenuante di attesa verso qualcosa che non sarà mai raggiungibile.
Per sua definizione la felicità è uno stato emotivo temporaneo, spesso breve. La serenità e la tranquillità emotiva sono invece i terreni di confine più preziosi all’interno dei quali potremmo decidere di perderci senza cercare oltre, ma spesso non lo facciamo. E a peggiorare questa situazione, penso sia umano ammettere che molti di noi, raggiungendo comunque la felicità in qualche modo, non si fermano abbastanza ad assaporarla, nella routine quotidiana degli eventi, stringendola così in uno spazio tanto angusto da non riuscire a coglierla appieno.
Le giornate corte e il freddo spingono ad una pausa di riflessione intima che, nei primi tre mesi dell’anno, andrebbe accompagnata a mio avviso da un’analisi distaccata (il più possibile) del proprio operato e dei propri desideri. Anche perché si può dare per assodato che non conoscere ciò che si desidera prevenga a priori la possibilità di essere felici essendone coscienti.
Se invece mettiamo su un foglio, nero su bianco, non i nostri buoni propositi in generale, ma i nostri desideri e gli obiettivi che vogliamo raggiungere, allora sapremo dire con certezza che potremo essere felici conseguendoli. Non è un esercizio difficile ed è divertente anche farlo in gruppo (a patto di non mentire). Che cosa abbiamo fatto nello scorso anno? Quali obiettivi tra quelli che ci eravamo prefissati di raggiungere abbiamo davvero colto? E quali sogni sono stati invece infilati nel cassetto? Cosa desideriamo che ci porti l’anno a venire? I buoni propositi si fanno, in genere, nei primi quindici giorni di gennaio. Trovo invece che estendere questo periodo a tutto il primo trimestre, o almeno sino a che la primavera non gira sul calendario il 21 di marzo, sia un esercizio molto utile. Per il nostro equilibrio, per la nostra serenità mentale. Per goderci – una volta e per tutte – la felicità, smettendo di rincorrerla.
La felicità non può essere catturata al volo, come una farfalla, e messa sotto vetro. Devi goderla come se fosse una stella cadente, in quell’attimo luminoso in cui ti attraversa tutto: dalla mente al corpo, sapendo già che la sua bellezza svanisce subito e che il bello resta negli occhi anche quando li chiudiamo.
Vi auguro che i mesi a venire possano essere per voi un foglio sul quale esercitarsi non tanto nella ricerca della felicità, ma nei modi per riconoscerla, per assaporarla, per farla durare nel ricordo il più a lungo possibile. Non vi prometto che questo vi darà maggior successo, denaro o amore. Ma sicuramente vi renderà un terreno molto fertile affinché ciascuno di questi tre beni affondi meglio le sue radici in voi e dia dei buoni frutti.