9 Marzo 2016

BONJOUR PARIS!

Sono passati quasi tredici anni dai giorni in cui frequentavo la scuola parigina per diventare una miglior cuoca e fare della mia passione - il foodwriting - un lavoro a tempo pieno. A volte penso di esserci riuscita, sicuramente ho ancora tanta strada da fare... Queste pagine sono in (dolce) memoria di quei primi giorni...
12 commenti

[Testo tratto dal libro Csaba bon marché]
Sono arrivata a Parigi il 23 di luglio del 2003. Pioveva forte, ma era tutt’altro che freddo. Il taxi mi lasciò a due metri dal portone del delizioso appartamento che avevo affittato per il periodo della scuola, così il mio primo incontro con quella che sarebbe diventata la mia nuova vita fu lì, davanti al civico 176 di Rue de Grenelle, gli occhi bagnati di gioia verso l’alto e i piedi zuppi accanto a tre immense valigie, nelle quali avevo messo tutti gli affetti che in quel momento erano il centro della mia vita. Dietro di me sentivo il peso di uno dei periodi più brutti e angoscianti della mia esistenza, sospeso in un senso di vuoto lasciato da una separazione troppo dolorosa. Davanti a me c’erano la speranza e il desiderio di una vita nuova, che avrei dovuto costruire con fatica, lungo una strada sconosciuta e affascinante. Avrei frequentato la prestigiosissima scuola Le Cordon Bleu e passato il diploma finale. Avrei unito le mie due più grandi passioni, scrivere e cucinare e cambiato lavoro. Avrei portato in Italia i libri meravigliosi che sino a quel giorno si potevano leggere solo in inglese. Iniziato a lavorare con persone piene di talento, la cui energia e la cui bravura avrebbero trascinato e nutrito la mia visione. Desideravo di poter incontrare l’uomo giusto e metter su famiglia, perché senza un marito e dei figli sui quali riversare tutto l’amore che sentivo di avere dentro il mio progetto di vita sarebbe rimasto monco della sua parte più importante. Non avevo idea di come avrei potuto far avverare questi sogni, ma quando richiusi la porta di quel piccolo appartamento dietro di me, bagnata fradicia e sudata per l’aver trascinato ogni valigia a piedi su per le tre rampe di scale ripide e alte come solo quelle parigine sanno essere, misi sul tavolo la mia statuina della Madonna e la guardai. In qualche modo, ce l’avrei fatta. Avrei dovuto fare fatica, ma non ero spaventata. Guardai fuori dalla finestra, la punta della Tour Eiffel spuntava a destra tra le righe di pioggia. L’aria profumava di formaggio. Ero a Parigi, e stava per iniziare qualcosa che in soli dieci anni avrebbe totalmente rivoluzionato la mia vita. […]

 

Iniziare la giornata presto e bene

Quando studiavo a Parigi la giornata iniziava presto. Più o meno alle 6:30 la sveglia mi chiamava ad aprire gli occhi sul nuovo giorno e, nonostante la stanchezza che si andava accumulando di sera in sera, adoravo l’idea di alzarmi dal letto, farmi una doccia fresca e sedermi accanto alla finestra con una tazza di caffè in mano e una brioche o una fetta di dolce fatto in casa (a scuola, in quei giorni) nell’altra. Poi scendevo con entusiasmo giù per le scale e mi avventuravo a piedi in direzione della fermata dell’autobus o della metropolitana, a seconda delle volte. Passavo un tratto della brulicante Rue Claire e annusavo il profumo dei croissant appena sfornati, ascoltando il parlare della gente e lasciandomi rinfrancare un po’ dall’aria più fresca del mattino, prima di entrare a scuola e chiudermi più o meno per dodici ore filate tra fornelli e pentole bollenti. Unica rivincita sul caldo infernale di quell’estate: qualche gita alla cella frigorifera, dalla quale si tornava carichi di casse di ortaggi, burro così come carni e pesci. Assaporavo ogni istante di quelle colazioni tranquille, prima di affrontare il breve trasferimento per raggiungere la mia destinazione quotidiana: rue Léon Delhomme, 75015 Paris! L’avevo sognato per anni. In quel momento, era realtà. Quei giorni sono stati la freccia di cupido tra me e il lusso di una prima colazione fatta come si deve: nella tranquillità della casa, con prodotti fatti da me stessa, più un frutto e una cucchiaiata di yogurt per aggiungere qualcosa di sano al piacere voluttuoso dei prodotti da forno. Da allora, ho sempre cercato di fare la prima colazione così, insegnando anche ai miei figli il piacere di sedersi – anche solo per dieci minuti, tutti insieme, iniziando la giornata in modo positivo. Anziché acquistare prodotti pronti – che non mancano comunque in alcune forme neanche a casa mia – cerco di preparare da sola le basi per la nostra colazione, così come per tutti gli altri pasti. Pane fatto in casa da mangiare con marmellata o prosciutto (per le merende a scuola), pasta frolla per fare biscotti da inzuppare nel latte oppure basi per golose tortine. Nel fine settimana, quando non si va né a scuola né al lavoro, ci concediamo una colazione più lunga, con uova e magari una fetta di dolce avanzata dalla sera prima, caffè, latte e spremute fresche. Il tempo rema sempre contro, lo so. Ma ho imparato a mie spese che ogni emozione lasciata andare per la fretta si deve considerare persa. Nessun giorno è uguale ad un altro, anche se un occhio distratto potrebbe pensare il contrario. E non c’è nulla di più gratificante che mandare le persone che amo a scuola e al lavoro con la pancia piena di cose buone, nelle giuste quantità. In più, risparmio dando il mio contributo essenziale ai conti della famiglia, che in nessuna situazione, neanche la più leggera, possano essere trascurati.

Lascia un commento!
12 commenti

francesca bucci |

Ho frequentato la scuola alberghiera di Roma, un bel po’ di tempo fa e lì ho incontrato il mio grande amore. Mi hai ricordato tante cose belle. Adoro Parigi
Un caro saluto

Alessandra Donnini |

E aggiungo anche, cara Csaba, che nel leggerti mi facevi venire in mente un’immagine: quella deliziosa di Audrey Hepburn che recitava la sua Sabrina.

Alessandra Donnini |

Leggendo queste righe, oltre al desiderio di procurarmi quanto prima ANCHE il libro “Bon Marché”, mi rievoca il mio periodo 2003, quando – anche io con la mia prima esperienza lavorativa nel mondo – vivevo da sola a Berlino e godevo della gioia delle piccole e semplici cose che creavo da me. Passeggiavo ‘ascoltando’ profumi, voci, colori e trasformavo tutto in sensazioni. Sì, mi sa che andrò a comprarmi anche “Bon Marché” 🙂

Katia |

Sinceramente i francesi e le francesi mi stanno un po’ sulle scatole(classico pensiero italiano)…forse perché essendo nostri “cugini” li vedo un po’ come Gastone…il cugino di paperino, lui è fortunato e ha tutto e di più! Ciò non toglie che la Francia sia una bellissima nazione (almeno vista da fuori) Parigi mi è rimasta nel cuore, la torre Eiffel, quell’enorme pezzo degli scacchi extraterrestri ha continuato a vagare per le immagini della mia mente tanto da emozionarmi alla vista nella mia città, di una semplice gru illuminata nella notte, che evocava il suo ricordo….per non parlare dell provenza! Colori spettacolari e angoli incantevoli… non ho mai visto la normandia e spero di farlo un giorno, un ultimo desiderio: se rinasco voglio essere una donna francese ed essere invidiata da un italiana 😉

gisella |

hai ragione Katia i parigini sono abbastanza “altezzosi” e risultano spesso un po’ antipatici ma il resto dei francesi sono perlopiù persone gentili, accoglienti che amano la buona tavola e vivere la vita

Silvia |

Adoro Parigi. Ci sono stata una sola volta,ma ho dei ricordi meravigliosi… È vero, l’ aria profuma di cibo e di magia e tutto sembra possibile. Ci sono davvero città magiche e speciali. Sto aspettando la mia torta di mele in forno, sarà la colazione di domani mattina, con l’ aggiunta di pinoli e cannella… Un profumo…

Marina N |

In Francia ci sono stata tanti anni fa in gita scolastica ed è veramente bella. Parigi non la conosco, ma spero un giorno di poterla visitare.

gisella |

ho vissuto 5 anni a Parigi, la situazione era diversa dalla tua, avevo già i ragazzi alle medie ma i profumi che incontravo al mattino quando andavo a fare la spesa me li ricordo bene. La baguette comprata in av. Victor Hugo nn arrivava mai a casa intonsa, la tarte fine aux pommes che ero certa fosse meno calorica degli éclairs au chocolat. Bellissimi ricordi…. le gite al Bois de Boulogne in bicicletta con la colazione al sacco…. ecco mi è venuta un po di nostalgia mannaggia…. devo cercare di tornarci con tutta la famiglia x vedere i posti che una volta erano il ns quotidiano, per mangiare una bella tartare con i cetriolini o una fetta di tarte aux fraises come quella della ricetta che hai appena postato…..
Sempre bello leggerti….

LALLA |

Gisella se torni a Parigi portami con te!!

gisella |

volentieri Lalla

maria luisa |

Gisella, Lalla prendete anche me a Parigi? Non sono mai andata….

gisella |

sei parte del gruppo Maria Luisa 🙂