Il 2014 è stato un anno intenso. Così denso da assomigliare ad una coppa meravigliosa di crema al burro. Così impegnativo – per me – ma anche ricco di soddisfazioni, da essere paragonabile ad una di quelle torte che inizi a fare guardando una fotografia e seguendo la ricetta per la prima volta, scoprendo poi che anche se complicata e lunga riuscirai ad arrivare alla fine ed ammirerai il risultato. Il 2014 è stato così ricco di eventi che, mentre brindavo all’arrivo dell’anno nuovo, mi prendeva già la nostalgia di quello vecchio, al quale mi aggrappo ancora per qualche giorno, durante questo primo week end dell’anno.
Ho ricominciato a lavorare ieri (chi ben comincia, si dice, è a metà dell’opera…) ma i miei progetti per il 2015 sono troppi per essere portati a termine in dodici mesi e temo di doverne tagliare (o almeno ridimensionare) qualcuno per riuscire a fare le cose fatte bene.
Mentre ci rifletto, la cucina è già aperta alle nuove sperimentazioni e le pagine bianche sul computer si riempiono di testo a mano a mano che procedo. È così che mi piace vivere: divisa tra la scrivania e i fornelli. Attaccata alle mie abitudini come la vite al traliccio, ma anche sospesa verso un domani diverso: le radici in terra, i fiori nel vento, i frutti attaccati saldamente al ramo. Se fossi un albero vorrei essere un ciliegio. Forte ma decorato con bellissime gemme rubino.
Sono entrata nel 2015 sotto l’aria pungente del cielo di Zurigo, ancora una volta ospite dalla mia cara amica Anna, con la quale ho condiviso anche quest’anno il primo brindisi, i piedi nella neve, sulla terrazza della sua casa. Sotto la gonna nera di seta i mocassini di vernice indossati senza calze, sopra un caldissimo golf di lana che avevo comperato nel 1995 e che ho ritirato fuori dall’armadio in occasione del suo ventesimo anniversario. Così vintage da essere chic! È stato il mio modo di metterci un pizzico di follia e penso che abbia funzionato. Il menù di capodanno – cucinato a 6 mani con Anna e suo marito Massi – è stato un mix di cucina svedese (con il salmone affumicato in salsa agrodolce) e di cucina mediterranea, con un sauté di gamberi, cappesante, merluzzo e tonno scottato, serviti con verdure al vapore e cous cous. Infine, non poteva mancare, la pavlova di capodanno, con crema pasticcera e lamponi. I bambini hanno salutato l’anno nuovo scivolando nella neve con le slitte dietro casa. Noi bevendo Bellavista rosé del 2009, ma soprattutto sorridendo alla vita che verrà. Non avrei voluto essere in nessun altro luogo in quel momento se non lì, con mio marito e i miei figli, i nostri amici, la neve, la luna. E la voglia di vivere un altro anno come verrà.
Ci ho messo un po’ ad addormentarmi, nonostante l’orario, pensando a tutte le cose belle che l’anno appena passato aveva portato con sé. Quelle meno belle (sì, ce ne sono state) ho cercato di lasciarle nel passato. In questo anno nuovo vorrei portare il ricordo di ciò che mi ha reso felice. E pregare per avere sempre la forza di andare avanti come essere umano, come donna, come madre e come moglie.