Cucinare senza sprecare dovrebbe essere un argomento che non necessita discussione alcuna. Ma è ovvio che non è così, e mi viene da dire che chi è senza peccato può scagliare la prima pietra (lasciare un commento qui sotto sarà ugualmente ben accetto). Stiamo letteralmente divorando il pianeta ignorando – per disinformazione o semplicemente per pigrizia – quei segnali che ci vengono mandati da molte parti e che costerebbe poi tanto (davvero) mettere in atto. Lo dico perché lo vedo nel mio quotidiano, e perché probabilmente da quando ho passato i quarant’anni (un po’ di tempo fa, sì) ho iniziato a prestare sempre maggiore attenzione all’argomento spreco in cucina. Domenica scorsa ho passato il pomeriggio a rastrellare foglie in terrazza, sfoltire la siepe, piantare le erbe fresche, i pomodori e il crescione d’acqua. Abbiamo raccolto gli ultimi limoni e sistemato gli allori, sfrondato l’edera. Con le mani nella terra e la testa nel verde stavo molto bene. Se avessi un orto, sarei ancora più felice. Qualcuno riconosce la sensazione?
Evitare gli sprechi è da sempre una virtù: prima lo si faceva solo per necessità, oggi anche per etica. Qualunque sia la vostra motivazione, è sicuramente buona. La mia motivazione è arrivata con gli anni e ha più a che fare con un fastidio personale: non sopporto lo spreco quando è evitabile. Non riesco a tollerarlo e quando sono io a produrlo, mi fa sentire davvero male.
Non sono senza macchia. E voi?
Evitiamo subito di cadere nell’equivoco: non sono qui per giudicare (sono in ferie dal ruolo di giudice, al momento) né per fare la parte di colei che non ha mai sbagliato. Al contrario, proprio perché nel periodo tra i 20 e i 30 anni ho sprecato (più del consentito) e me ne sono pentita dopo, ora vorrei condividere con voi qualche idea che possa essere messa in pratica in modo semplice, non solo per risparmiare denaro e materie prime, ma anche per essere impegnati realmente nella difesa della nostra casa.
La giornata della terra è stata istituita nello stesso anno in cui sono nata io: 1970. L’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica verso la salvaguardia del nostro pianeta. Un’idea molto all’avanguardia, nel 1970. Per chi se lo ricorda, come me:
i piatti di plastica colorati usa e gesta erano un must alle feste della scuola
si poteva fumare in ufficio, al cinema, in aereo… ovunque
l’aria condizionata iniziava a essere un lusso nelle autovetture
l’usa e getta era ambito perché comodo
la raccolta differenziata, se ce l’avessero spiegata allora, sarebbe parsa come inutile
In questi 51 anni abbiamo conosciuto il lavoro degli attivisti e ci siamo a volte schierati con loro o contro di loro. Io nel mio piccolo non sono una di quelle persone che raccoglie l’acqua piovana per farci il bagno, ma la raccolgo nei secchi di metallo che ho in terrazza per darla alle mie piante quando ne avranno bisogno, per esempio. Non mangio il pane secco (per non sprecarlo) anche quando è diventato un sasso, ma lo taglio a fette prima che ciò accada e lo congelo. Uso molti degli scarti delle mie verdure per fare le mie “minestre da freezer” congelando quello che avanza di volta in volta e poi lo uso per un minestrone. Cucino sempre qualcosa in più per cena, ma poi lo metto in frigorifero e diventa il mio pranzo il giorno dopo (sì, sono una di quelle che mangia gli avanzi. Anche voi?)
Nei miei libri Good Food, Honestly Good e anche nell’ultimo The Modern Cook ho affrontato in modo esteso il problema del non-spreco. Non solo del cibo, ma anche delle risorse in generale. Acqua, elettricità, ossigeno, terra, sabbia… tutto quello di cui disponiamo oggi e che vorrei che avessero anche i figli dei miei figli un domani. Se dovessi riassumere in poche righe quello che faccio per sentirmi davvero parte attiva del processo di conservazione del pianeta, e non solo un essere capitato qui per consumarne le risorse, potrei riassumerlo così.
- Aumentare la parte vegetale del vostro menù, a discapito di quella animale
- Comperare meno, scegliere meglio e solo di stagione, cucinare bene
- Ridurre il più possibile l’acquisto di prodotti alimentari incartati nella plastica
Sono tre azioni che tutti noi possiamo compiere, ogni giorno. Certo, non è sufficiente ad avere una coscienza totalmente verde, ma non è questo a cui dobbiamo ambire. Se ciascuno di noi si impegnasse anche solo nei tre punti sopra, andrebbe già molto meglio.
Il mondo sta consumando le sue risorse naturali più velocemente di quanto possa essere in grado di rigenerarle. Perché c’è troppa domanda di carne (a basso prezzo) di pesce (tutto l’anno) e di prodotti industriali che per essere confezionati e trasportati danneggiano e inquinano. Mangiare meno carne e più verdura aiuta (anche la nostra salute) ma mangiare meno in assoluto è un obiettivo da mettere tra i propri. Io l’ho fatto e ho scoperto che la mia famiglia ne è felice. Pasti più semplici, meno abbondanti forse, ma non meno curati. Ricette che si presentano come un piatto unico, a volte vegetariane, a volte no. Prodotti solo di stagione, meglio se italiani, non tutti – ma per la maggior parte. E poi prodotti sfusi, uova nel cartone, latte biologico, borsoni di tela al posto dei sacchetti di carta (da usare e riusare). Erbe fresche coltivate sul balcone, ma anche pomodori e insalata (e beato chi di voi ha un orto da curare che lo ripaga con cibo fresco!).
Il 22 aprile è una data da segnare sul calendario. Ma non deve essere un giorno speciale. Sarà speciale ogni giorno, se sapremo porre attenzione a ciò che mettiamo nel nostro piatto, con un obiettivo diverso, più moderno: vivere in modo più leggero e sostenibile. Più in sintonia con la natura. Meno plastica, meno industria, meno spreco. Sembra uno slogan. In realtà è un obiettivo molto, molto ambizioso.
Mi piacerebbe sapere cosa fate voi nelle vostre case. Insieme, possiamo aiutarci a fare meglio.
Per noi, per i nostri figli, per gli altri. I vostri commenti sotto sono i benvenuti e le vostre idee condivise qui potranno essere lo spunto pratico per fare sempre meglio. Grazie!
PS_ se volete approfondire, leggete questo articolo “Ridurre, Risparmiare, Riciclare” scritto un anno prima che il calendario girasse sul 2020. Quando tutto era taklmente normale, da sembrare, oggi, impossibile…