14 dicembre. Dieci giorni alla vigilia di Natale. Ho immaginato questo momento da quando il caldo ancora copriva Milano con le sue braccia ampie, in settembre. Ho atteso, e nell’attesa questa volta c’è qualcosa di più di sempre, perché il 2017 è stato un anno davvero speciale. Pieno di emozioni forti – alcune molto belle, altre purtroppo no.
Ho aspettato che il freddo rendesse l’aria pungente per dichiarare l’inverno in arrivo. E che il calendario girasse le sue pagine sul primo dicembre, per annunciare la quinta stagione. Ora che tutto è pianificato, che il lavoro di questi dodici mesi va solo completato, e non più imbastito, mi sono concessa un momento privato per raccontare la storia del mio Natale, e l’ho condiviso con affetto con una donna speciale –che quest’anno ha lavorato tanto con me, dandomi la possibilità di uscire con un altro libro (Honestly Good) del quale sono fiera. E che oggi ha ricevuto il premio come Best Book in Italia nella categoria “TV Chef” e in quella “Easy Recipes” ai Gourmand International Awards.
Così, in una mattina di pioggia milanese, tanto buia da poter essere dichiarata fotograficamente inutilizzabile, insieme a Stefania Giorgi (e a suo marito Leonardo) abbiamo fotografato questa ChristmasStory in una bellissima casa milanese, nella quale sarò lieta di accogliervi personalmente, se vorrete passare a trovarmi in futuro, per un thé. Lavorare con Stefania è un privilegio per me – perché andiamo d’accordo sia a livello professionale che personale. Le nostre storie sono piene di segni che si somigliano – dall’infanzia a oggi, momenti che segnano le persone in modo particolare. La nostra energia si regge su un corpo esile, ma è densa di entusiasmo e passione per il nostro lavoro che, unito, crea un progetto dal quale nasce una storia. Come quella di queste pagine.
Il bello di non partire.
La mia storia di Natale inizia così. Nella cucina di casa, impastando i biscotti destinati a comporre bellissime scatole da regalare alle persone con le quali condivido la mia quotidianità, perché desidero che dicembre sia un mese lieto e fare qualcosa per gli altri, quando non se lo aspettano, mi fa sentire bene. Così, con l’idea che un biscotto di Natale sia un gesto bene accolto proprio da tutti, ho preparato un piccolo vassoio per il custode dello stabile, portato giù alle 10:00 con un caffè appena fatto. Un altro vassoio più grande, con tanti biscotti misti, per le maestre della scuola di Ludovica, la mattina di Santa Lucia. Un po’ per i vicini di casa. Per il caffè stamattina con la mia collega. Per mio marito quando la sera si accomoda sul divano in soggiorno. Per il mio thé delle cinque accanto all’albero di Natale che brilla nel buio del pomeriggio invernale. Per Edoardo quando torna da scuola e va in cucina a cercare qualcosa di buono.
Sono felice di non andare da nessuna parte per Natale, e anche se le immagini di mete esotiche e romantiche capitali europee mi tentano, so che non partirò (mio marito ha solo 3 giorni di ferie) e che vivrò la casa, e il tempo, in modo meravigliosamente diverso.
Il mio Natale è serenità. Maternità. Famiglia.
Natale è una stagione a parte – se dovessi descriverla con una sola parola, la mia sarebbe “serenità”. È questo che desidero di più – ancora più della gioia, che con il suo stato effimero e destinato a scemare di momento in momento riempie il cuore facendolo straripare, per poi lasciarlo magari vuoto. La serenità delle cose di casa, invece, di quei gesti sempre uguali nel tempo, che chiamiamo routine, è quanto di più appagante io riesca a pensare di desiderare adesso. Per questo sono lieta di passare le feste in casa. Di recuperare con il tempo del riposo anche lo spazio che mi circonda. Di guardare le mie mura con occhi diversi – certo, noterò che la tappezzeria si è di nuovo strappata dove la mia gatta adora farsi le unghie. La cambierò. E poi noterò un po’ di polvere in cima alla libreria, annotando mentalmente di toglierla prima di capodanno. Ma nel guardare queste mura, che a volte sembrano generare solo una grande quantità di lavori domestici da sbrigare, sentirò il calore della mia famiglia, e questo darà alla vita, per un’altra volta a fine anno, un senso di completezza, di compiuto, di portato a termine per bene – così avrebbe detto mio nonno Sandro.
Passerò il Natale con mio marito e i nostri figli, e i genitori, che per fortuna stanno tutti bene. Perché Natale, per me, è anche maternità. Aspettare il bambino Gesù che nasce, e sentire la responsabilità di essere madre, a mia volta. E di poter dare la gioia con un abbraccio, una carezza, un’attenzione speciale.
Mia sorella (l’unica che non è ancora sposata) ci raggiungerà la vigilia e Babbo Natale, se saremo fortunati, lascerà cadere dalla sua slitta sul nostro balcone un sacco di iuta con dentro i regali. Cucinerò io – la casa sarà colma di piccole lucine e i colori della mia tavola saranno quelli del bosco. Metterò un abito verde – quello che vedete nella foto, e tutto andrà bene, perché saremo insieme.
La mia letterina a Babbo Natale è stata spedita – so che non ci crederete, ma ho chiesto un altro libro di cucina. Pazienza! Sono fatta così. E mio marito mi accontenta sempre. Ciò che però ho chiesto questa mattina in Chiesa, nella piccola cappella della scuola che frequentano i miei due figli, è di avere pace nel cuore. Di sentirmi bene per come sono. Di avere la forza di continuare a essere una persona autentica. Con i miei pregi e i miei immancabili difetti. Con tanta forza d’animo e voglia di fare. Con l’energia che serve per costruire ogni giorno qualcosa di cui essere contenta.
Quindi, prima di stendere la lista delle ultime cose da fare, e di condividere insieme qualche ricetta per i menù delle feste – come vivrete il vostro Natale? Starete a casa o partirete? Cucinerete voi o sarete ospiti? Lasciatemi i vostri commenti, mi farà piacere condividere con voi l’attesa della vigilia sapendo che cosa farete.
Se volete venire a trovarmi prima di Natale a Milano, vi aspetto nella casa che vedete in queste foto. Giovedì 21 dicembre, dalle 17:00 alle 19:00. Corso Magenta 10 a Milano. Primo piano. Sarò tra la cucina e il soggiorno, con una teiera e tante tazze, per offrirvi una tazza di thé delle feste e scambiarci gli auguri.