Mi sono svegliata con la consapevolezza di vivere l’ultimo giorno dell’anno e, sebbene intorno a me noti un certo desiderio di liberarsi in fretta di questo bisestile scomodo e dannoso, devo ammettere che un po’ mi dispiace, come succede ogni anno, chiudere questi dodici mesi in cui ho fatto molto, ma avrei certamente potuto fare di più. Una cosa tra tutte: avrei potuto mettere maggiore ordine tra le mie cose, a partire dai pensieri, che in questo anno spesso mi hanno dato l’idea di girare come i panni dentro una centrifuga che viaggia a 800 giri. Avrei anche potuto mettere maggior ordine tra gli oggetti, che negli ultimi sei mesi di lavoro a pieno ritmo hanno risentito della mancanza di quella mano che sistema, divide, sposta e archivia, a volte butta via, semplicemente passando, ogni giorno, tra le cose. Infine, avrei anche potuto mettere maggior ordine tra i desideri, perché sono quelli che poi diventano le nostre azioni, e forse io nell’ultimo tempo ho dedicato molte energie al fare e troppo poche al pensare.
Una cosa è certa. Mentre le ultime ore del 2020 mi si sono srotolate davanti stamattina alle 7:00, guardando il cielo stranamente azzurro dalla finestra della mia camera da letto, ho avuto la certezza di non voler fare buoni propositi per quest’anno, ma lasciare che la mia via sia illuminata semplicemente da una buona intenzione: recuperare il mio passo.
Intanto, devo dire: grazie. Perché sono qui, perché non mi sono ammalata. Perché la mia famiglia sta bene (e chi si è ammalato, vicino a me, per fortuna è guarito). Penso continuamente a chi ricorderà questo anno come l’anno della perdita di una persona cara, della propria attività professionale, della propria certezza. E mi rattristo sentendomi al tempo stesso impotente e semplicemente fortunata, grata, di essere qui. Di poter ancora contare su questa pagina digitale, sulla vostra presenza, sul vostro affetto. Che per me è in questo momento un angolo familiare, raccolto e meraviglioso nel quale ho il desiderio di rifugiarmi.
Che anno sarà? Intorno a me vedo persone che salutano il 2020 con un addio pieno di desiderio di chiudere un’epoca, ma non sono certa, personalmente, che il suo seguito sarà tanto diverso. L’anno che chiudiamo oggi ci ha cambiato in modo radicale, togliendo proprio le radici della certezza alle nostre esistenze. Lo avevo detto già a fine marzo, che ciò che stava accadendo non sarebbe stato riavvolgibile, cancellabile, dimenticabile. Il 2020 resterà nelle nostre agende, nei nostri pensieri, nei nostri ricordi, come l’anno in cui tutto per noi è cambiato. E come si addice al tempo che segue la guerra, la catastrofe o più semplicemente il lutto che ci porta via una persona cara, dobbiamo imparare ad andare avanti sapendo che ciò che abbiamo perso non lo riavremo. Ma possiamo avere altro.
Cosa vi è mancato in quest’anno, di più? A me l’idea di poter fare progetti. La libertà – un valore insopprimibile dentro di me, che è stato tuttavia schiacciato più volte dai decreti, dalle parole inadatte, dalle imposizioni senza apparente logica alla quale siamo stati costretti tutti ad assoggettarci. Fare progetti e poterli portare a compiersi come piccole vite nella vita è la cosa che maggiormente mi contraddistingue nei periodi sereni. Viaggiare, vedere le persone, abbracciare gli amici e i parenti senza dubitare, poter imbandire una tavola per molte persone e condividerla senza pensieri sono sicuramente cose che mi sono mancate molto. Ma la libertà di fare progetti mi è mancata di più.
Ecco dunque che mentre appendo il vischio alla porta, mentre scelgo il vestito che indosserò stasera quando toglierò il grembiule della cucina, mentre ripasso a mente il menù della nostra veglia di San Silvestro con soli quattro posti a tavola, apro mentalmente una pagina bianca su un quaderno nuovo.
Avete in mente cosa dice Rossella O’Hara nell’ultima inquadratura di Via col Vento?
“Domani è un altro giorno, a Tara”.
Ecco, domani è un altro giorno, sarà un altro anno, a casa, insieme alle persone che amo. Insieme a voi, se vorrete esserci. Io desidero esserci, e ho già una penna in mano aperta sulla pagina bianca, mentre con l’altra tengo la tazza con il caffè. Andrà tutto bene, se saremo forti. Andrà tutto bene, se sapremo ricostruire la nostra libertà e la nostra indipendenza su una base diversa. Nuova. Migliore.
Io ve lo auguro con tutto il mio cuore. Sereno 2021.