Cucinare, per me, rappresenta al tempo stesso il mio lavoro e il mio svago. Se sto preparando una ricetta per una foto mi accorgo che la mia mente spazia tra gli ingredienti distraendosi all’idea di cosa potrei preparare per cena. Quando sono nell’intimità della mia cucina, preparando il pranzo o la cena per la mia famiglia, colgo ogni spunto (anche gli immancabili errori) affinché possano divenire piccoli germogli per il mio orto professionale.
La cucina e il cibo, la stagionalità dei prodotti, gli abbinamenti e le infinite possibilità di preparazione che mi offre la natura sono ciò intorno al quale ruota il mio pensiero, sette giorni su sette. Accompagnati (certo) da tovaglie e piatti scelti per ogni occasione, e da tovaglioli che siedono disciplinati alla sinistra di ogni posto tavola.
Cucinare per me è fonte di gioia e mangiare un grande piacere, che desidero condividere con le persone a cui voglio bene: la mia famiglia, quotidianamente, i miei amici e i parenti, quando invito a casa.
Sebbene alcuni possano credere il contrario, sono una persona senza grandi pretese quando si tratta di cucinare. Alcuni faranno un balzo indietro a questa mia affermazione, altri sorrideranno o scuoteranno la testa. Lasciatemi spiegare. Cucinare, per me, è un gesto facile e quotidiano, apparecchiare una tavola in modo appropriato mi viene naturale tanto quanto schiacciare la frizione mentre cambio una marcia, al volante. Ho reso l’idea? È un gesto automatico, entrato un po’ alla volta nelle mie consuetudini, e che non richiede un pensiero specifico in quel momento. Non sono una persona che si fa prendere dall’ansia di non saper cosa mettere in tavola la sera, né una di quelle che si accorge di avere il frigorifero vuoto proprio quando l’orologio l’avverte che è ora di preparare. E, se capita, se la cava sempre egregiamente con quello che c’è. Non faccio la spesa al centro commerciale, ma spesso in bicicletta nel quartiere. Il mio freezer non ha nulla di già pronto, al contrario preparo il pane e la pasta fresca in casa ogni settimana, pur avendo un lavoro a tempo pieno. Come molti.
Pianificare la spesa, gestire i pasti in modo variato e salutare, evitare gli sprechi e cucinare con il piacere di farlo sono tutte cose che mi vengono naturalmente. E che vorrei insegnare, o meglio ancora tramandare, con questo libro. La mia tavola non richiede più di cinque minuti per essere apparecchiata in modo bello e corretto; la preparazione della cena solo raramente mi occupa per più di mezz’ora. Non dovrebbe essere così per tutti? Senza pretese significa senza stress, senza doversi complicare la vita, senza avere la necessità di prendere appunti… un po’ come facevano le donne di un tempo: improvvisando sapendo di essere capaci. E come oggi possiamo fare anche noi: uomini e donne senza aiuto domestico tra le mura della cucina (e a volte anche più in là), animati dal desiderio di fare presto e fare bene, come richiede la vita moderna.
Moderno è un aggettivo che dovrebbe far riflettere, quando lo si applica al cibo e alla sua preparazione. Il significato di questa parola è chiaro: moderno è ciò che appartiene o si riferisce al nostro tempo o ai tempi più vicini a noi; in contrapposizione ad antiquato, vecchio e talvolta anche tradizionale, convenzionale (rif. Treccani).
Chiarito il significato, devo fare un’affermazione, che è dentro di me da circa quindici anni, ma che ora, in questo momento preciso in cui scrivo, assume un peso specifico ancora più grande e un’urgenza di essere condiviso. In cucina oggi nulla può essere più moderno che tornare alla tradizione. Ossimoro? Non credo. Una moderna tradizione è quello di cui abbiamo bisogno per sopravvivere. In tutti i sensi. Perché le nostre giornate sono spesso frenetiche, e non possiamo pensare di sorvolare sulla qualità della nostra alimentazione, poiché significherebbe trascurare la nostra salute, e anche quella dei nostri figli. Fare la spesa non è mai stato così facile, visto che i negozi oggi sono ovunque e con orari comodi, eppure per molti sembra essere divenuta un’impresa riconoscere la stagionalità della verdura e saper scegliere prodotti che siano espressione di un’agricoltura e un allevamento sostenibili, puliti, etici. Dobbiamo porci una domanda e darci la risposta in modo sincero. Cosa posso fare io, per il mio futuro? Fare come ha insegnato a molti il giornalista Michael Pollan: non acquistare nulla che la nostra bisnonna non riconoscerebbe come cibo.
L’industria alimentare ha rovinato il nostro modo di intendere il piacere di mangiare. Non ho timore di scriverlo, perché lo penso. Gli anni ’70 e la manciata di decenni che sono seguiti ci hanno fatto credere che il cibo confezionato sotto una pellicola di plastica o in scatola, già pronto ed economico, fosse la soluzione ai nostri problemi, perché avrebbe liberato le donne dalla schiavitù della cucina. Nessuno aveva detto che alcune sarebbero divenute però schiave della scrivania. Ognuno faccia le proprie scelte e tragga conclusioni, a me piace credere che la cucina, oggi, non abbia un genere. E per questo ho dato al mio libro un titolo senza maschile e femminile.
The modern cook è chiunque, oggi, desideri cucinare in modo tradizionale, partendo cioè da cibo vero, cucinato in modo semplice e sano. Apparecchiando la tavola per il piacere di condividerla. Evitando lo spreco non solo perché dannoso per l’economia della famiglia ma perché non etico e irrispettoso delle esigenze della comunità. Scegliendo di mangiare solo ciò che è di stagione, conservando il piacere dell’attesa per le primizie e tramandando questo piacere basato su una piccola rinuncia anche alle generazioni che vengono e verranno dopo di noi. Perché la cultura del “tutto subito” non può avere una lunga vita, al contrario, ci porta a vivere frustrati perché desideriamo sempre di più, sempre più velocemente, sempre più senza fatica.
La cucina non deve essere fatica. Deve essere gioia. Mi è stato insegnato da mia madre che cucinare è facile e mangiare è bellissimo. E vorrei che fosse così anche per i miei figli, non solo oggi, quando si siedono alla tavola di famiglia, ma anche domani, quando vivranno per conto proprio o vorranno iniziare una loro moderna tradizione, basata su quanto hanno visto fare in casa.
Questo è un libro per chi ama mangiare, certo, ma anche sedersi a tavola e condividere. È un volume per persone che, come me, desiderano trarre piacere da una cucina facile, senza pretese di essere degna di un ristorante alla moda, né di dover impressionare con ingredienti rari. È un ricettario moderno, per uomini e donne che non hanno la voglia o la possibilità dedicare alla cucina molto tempo, ma che vogliono trarre dal cucinare piacere e salute, tempo in condivisione, amore. È un libro per la famiglia, sia questa composta da una o più persone, da uomini o da donne, da madri e da padri e dai loro figli. È un libro che desidero affidare alle vostre mani affinché ciò che io ho imparato sin qui possa essere per alcuni un’eredità da tramandare a propria volta un domani. Perché le mie ricette ispirino le vostre, come se potessimo, in qualche modo, aprire la dispensa, sederci al tavolo della cucina con un bicchiere di vino e pianificare insieme il menù. Senza stress, ma solo con la certezza di saperlo fare nel modo giusto: oggi, domani, sempre.
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[testo tratto dall’introduzione del libro THE MODERN COOK]